Quei libri non facili da trovare


Bruno Gambarotta



Facciamo un test. Vi prego di guardare la fotografia di una classe maschile di quarta o quinta elementare in posa nel cortile della scuola Ammiraglio Cagni, ad Asti, in via Carducci.

Siamo nel 1947 o '48, settanta anni fa. Osservatela attentamente e poi rispondete alla domanda seguente: chi è, secondo voi, fra questa quarantina di scolari, quello che da grande farà l'editore? Sono sicuro che punterete il dito su di me. Invece, contro tutte le aspettative, l'ha fatto quello spilungone in piedi sulla destra un po' staccato dagli altri, quello con il maglione a quadretti e i calzini bianchi: Enzo Peruccio, mio compagno anche nei tre anni alla scuola media di via Roero, sempre ad Asti.

Il nostro professore di disegno, grande invalido di guerra, parlava disarticolando le parole e lo chiamava Peciurro. Se c'era uno predestinato a realizzare il sogno di fare libri, quello ero io: mio nonno paterno era stato litografo, mio padre e mio zio Ettore erano compositori a mano; io trascorrevo tutto il tempo libero nella tipografia Segre (fratello di Pitigrilli) dove loro lavoravano. Esibisco questi quarti di nobiltà per dimostrare che ho le carte in regola per affermare che il catalogo EDT tocca i vertici dell'eccellenza.

Che in quelle pagine non ci siano refusi è ancora il meno; un libro di viaggio, rispetto a un romanzo, richiede un'attenzione decuplicata, anche se chi lo utilizza non se ne rende conto: la traslitterazione dei toponimi che in origine non sono in lettere latine (russi, cinesi, arabi, ecc.); la continuità tipografica per cui il toponimo deve essere uguale dalla prima all'ultima pagina; l'aggiornamento costante delle indicazioni topografiche (indirizzi, numero di telefono). Se in un romanzo ambientato a Cape Town ci sono delle inesattezze è molto improbabile che il lettore italiano le avverta come tali e, se per caso succede, l'autore può accampare i diritti della fantasia. In una guida non deve succedere.

Trent'anni or sono, in un luglio trascorso a Parigi, avevamo, mia moglie ed io, deciso di cenare ogni sera in un diverso ristorante etnico (allora a Torino c'era solo qualche cinese, ora sono quasi duecento). Alla terza indicazione sbagliata, ho buttato la guida in un cestino. Benedette le Lonely Planet! Un mio amico, giunto a Istanbul, ha seguito il consiglio della Lonely Planet che segnalava un b&b ottimo, con un unico difetto, la padrona di casa era una micidiale attacca bottoni. Il mattino dopo, quando stanno per uscire, vedono la padrona che già inizia a parlare mentre caracolla in corridoio verso di loro. Il mio amico apre la guida e gliela mostra dicendo: "Guardi, qui parlano di lei". La padrona legge e resta ammutolita per tutta la durata del soggiorno.

È la cura maniacale dei dettagli che fa grandi i libri dell'EDT. Il Breve viaggio in Francia di Henry James, quarto numero della collana “Viaggi e Avventura” è il resoconto di un viaggio di sei settimane tra il settembre e il novembre 1882 compiuto dall'autore di Ritratto di signora. Poiché James ha viaggiato in treno, il redattore del libro si è procurato l'orario dei treni francesi di quell'anno e ha controllato l'esattezza delle indicazioni dell'autore. L'editore ha fatto da battistrada, sulla scia dell'EDT si sono buttati tutti a pubblicare resoconti di viaggio; Einaudi, Mondadori, Rizzoli, Bompiani, Feltrinelli che ha creato una collana apposita, “Traveller”.

Il vero editore è uno che rischia avventurandosi su strade ignote; altrimenti che gusto ci sarebbe? Su questo punto l'EDT non è seconda a nessuno. Ha fatto libri che hanno spalancato grandi praterie alla conoscenza della vita musicale; per non farla troppo lungo cito solo due titoli che solo in quel catalogo avremmo potuto trovare: L'impresario d'opera di John Rosselli e la grande impresa dei due viaggi musicali di Charles Burney, quello in Italia e quello in Germania e Paesi Bassi.

Il mio titolo EDT del cuore non è uno solo ma tre. Sono i primi tre volumi della collana Viaggi e Avventura usciti avendo in quarta di copertina la dicitura "Collana diretta da Bruno Gambarotta". Ho iniziato a dirigere la collana, su invito di Enzo Peruccio, quando già era uscito il primo numero (Jacques Lanzmann, L'arte di camminare). I miei sono: Renzo Manzoni, El Yèmen; Hans Staden, La mia prigionia fra i cannibali; Henry James, Breve viaggio in Francia, del quale ho detto. Tre titoli impegnativi, non fatti certo per compiacere il mercato. Tre titoli in evidenza allo stand EDT al Salone del Libro del 1991. Ebbene, grazie a quel debutto come direttore di collana, ho avuto la prova, nei giorni del Salone, di avere oltrepassato un confine invisibile, di essere entrato nel cerchio magico degli addetti ai lavori. Giulio Bollati che inizia a darmi del tu e m'invita a pranzo con Paolo Mieli, il direttore di Garzanti, Gianandrea Piccioli, che chiede il mio parere su una nuova collana in gestazione, quelli dell'Einaudi che mi invitano alla festa della casa editrice. Avevo accantonato il mio sogno infantile di fare l'editore ma, grazie all'EDT, iniziavo a far parte di un mondo che fino a quei giorni avevo contemplato da lontano.

Su un punto voglio manifestare tutta la mia riconoscenza all'EDT, poiché fin da ragazzo ho prediletto e cercato un particolare genere di libri non facili da trovare. Sono quelli che raccontano la storia dei treni, dei luoghi più caldi del mondo, di quelli più freddi, degli abissi marini, delle strade asfaltate, i racconti sul tatuaggio. Il mio antico compagno di scuola mi ha letto nel pensiero e ne sforna uno dopo l'altro, uno più intrigante dell'altro. Grazie Enzo, avanti così.



Bruno Gambarotta è nato ad Asti il 26 maggio 1937. Ha lavorato per oltre trent’anni alla Rai passando da cameraman a conduttore, spalla e attore. Collabora al quotidiano “La Stampa” e dal 1977 pubblica romanzi con Mondadori, Garzanti, Morganti. In uscita a maggio un nuovo libro di “racconti in giallo”,dal titolo provvisorio “Non piangete sul latte macchiato” (Manni editore).

Breve viaggio in Francia
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Henry James