Agenda del viaggio, un viaggio lungo un anno


Antonio Politano



Da tempo mettevo insieme citazioni sull’andare, il movimento. Cercavo risposte, sensi possibili. Era come un discorso sul viaggio a più voci.

La scansione temporale dell’agenda, l’inserimento di una citazione al giorno, mi erano sembrati a un certo punto la soluzione per articolare una sequenza di frasi in qualche modo memorabili. Avevo proposto il progetto all’editore italiano delle Lonely Planet, compagne abituali, chi meglio? E trovato subito interesse, professionalità assoluta. Per dieci anni - dal 1999 al 2008 - abbiamo pubblicato un’agenda dedicata al viaggio. Impiegavo mesi e mesi per raccogliere le citazioni. Negli anni ho consumato la biblioteca personale, esplorato quelle degli amici, mi sono tuffato in archivi multiformi, leggiucchiato in libreria le ultime uscite, annotato su foglietti volanti gli estratti che mi colpivano. Era un lavoro di accostamento e contrapposizione, assonanza e diversità, immediatezza e complessità. Dalla casa editrice arrivavano richieste di maggiore stringatezza possibile. Anch’io pensavo che i brani fulminanti fossero benvenuti. Ma dentro di me c’era una scuola di pensiero parallela, che scovava citazioni lunghe che avevano un inizio irrinunciabile e nascondevano solo nel finale la chiave, il tesoro. Continuavo a sceglierle. Quando le mettevamo in pagina, erano come delle lenzuolate. Ma, se si aveva la pazienza di leggerle fino in fondo, si realizzava il senso.

Il gioco era anche quello di affiancare immagini alle parole. E anche lì ho saccheggiato il mio archivio fotografico, illustrazioni, mappe, biglietti aerei, riproduzioni di dipinti o sculture. Era una narrazione composta da tanti contributi. Ero consapevole che una ricetta non c’era, che le risposte - alla domanda cos’è un viaggio - non fossero chiuse, univoche, ma necessariamente larghe. Così, mettevo assieme grandi classici ed esploratori gloriosi, giacimenti di culture altre e riferimenti a canzoni e film. Come mi piaceva dire, presentando l’agenda, si andava da Platone a Woody Allen, dai detti aborigeni a Bruce Springsteen, passando per Colombo e Chatwin.
Più che un’agenda l’ho sempre immaginata come un’agenda-libro sul viaggio, perché ci mettevo dentro la segnalazione di centinaia di eventi (dalle feste sacre in Oriente alle migrazioni di animali in Africa) o interviste sul viaggio (e le categorie attorno) a un filosofo come Umberto Galimberti o a un cantautore come Paolo Conte, ad antropologi e scrittori. Era bello vederla in vetrina, o accanto alla cassa, nelle librerie quando usciva. Era bello seguirla per alcuni mesi e poi aspettare il suo compimento. Era come una farfalla, la durata della sua vita era determinata. Con i primi mesi dell’anno nuovo, iniziava a scomparire dagli scaffali e io ero già a lavoro sull’edizione successiva. Devo confessare che in quei dieci anni avevo perso la cognizione del tempo, non sapevo mai bene in che anno fossimo, perché ero continuamente proiettato in avanti. Oggi ho una nozione più precisa del tempo, ma a un pezzo del mio cuore manca un po’ quell’esercizio.



Antonio Politano, viaggiatore per passione e professione, è giornalista e fotografo. Quando non viaggia vive e lavora a Roma realizzando reportage per numerose testate tra cui "La Repubblica " e "L'Espresso". Attratto irresistibilmente da mete lontane, ha viaggiato in lungo e in largo per tutti i continenti, compreso l'Antartide, ed è vissuto tre anni in Africa occidentale lavorando per le Nazioni Unite.

Agenda del viaggio 2008 (ultima edizione pubblicata)
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